Cosa abbiamo imparato fino ad oggi grazie a valutazioni rigorose di impatto di politiche sociali in Europa

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Teacher with child
An instructor engaging with a child as part of an early childhood program in France.
Photo: Marjolaine Roland Courcouronnes | J-PAL

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I ricercatori della rete di J-PAL hanno condotto più di 80 studi randomizzati di progetti e politiche sociali in 20 paesi europei, di cui 5 in Italia, in particolare nei campi dell’educazione e del mercato del lavoro. J-PAL Europe ha pubblicato un riassunto dei risultati principali di questa ricerca, ora disponibile sul nostro sito.  

I paesi europei dovranno adottare delle misure complesse per riprendersi dai molteplici effetti negativi della pandemia di Covid-19. In tutta Europa, i sistemi educativi stanno faticando a fronteggiare la perdita di formazione e apprendimento che sta colpendo sproporzionatamente gli studenti provenienti da contesti svantaggiati e che sta portando a un aumento della disoccupazione, soprattutto fra chi ha un livello di istruzione basso. Inoltre la pandemia ha esacerbato le disuguaglianze esistenti, aumentando ulteriormente il divario sociale. 

Se da un lato non ci sono certezze circa le misure che verranno adottate, dall'altro c’è un chiaro bisogno di studi rigorosi per identificare le politiche che possono essere più efficaci. Come per lo sviluppo di vaccini si utilizzano test clinici per assicurarsi della loro efficacia e dell’assenza di effetti collaterali importanti, allo stesso modo occorre impiegare dei metodi di valutazione rigorosi per testare le politiche proposte e verificare che possano veramente aiutare a contrastare le vaste conseguenze socio-economiche della pandemia. I metodi adottati dalla rete di J-PAL non sono solo rigorosi nel comprovare l’impatto di politiche sociali, ma possono anche permettere valutazioni “agili”, che si adattano alle circostanze e consentono un intervento rapido.

Ad esempio, mentre in tutto il mondo i sistemi scolastici cercavano di adattarsi alla didattica a distanza, le professoresse affiliate di J-PAL Michela Carlana (Harvard University) e Eliana La Ferrara (Bocconi) hanno lanciato un nuovo programma di tutoring online per studenti delle scuole medie Italiane provenienti da contesti socio-economici svantaggiati e ne hanno misurato l’impatto. Attraverso questo programma a basso costo, gli studenti sono riusciti a migliorare i propri risultati scolastici e il loro benessere durante il lockdown. In un altro esempio di valutazione rapida avvenuta prima della pandemia, la professoressa Sule Alan (European University Institute) ha condotto, insieme ad un gruppo di ricercatori, uno studio in Turchia su un progetto scolastico interattivo finalizzato a fronteggiare la segregazione nelle scuole fra bambini turchi e bambini rifugiati. Il progetto si proponeva di promuovere la coesione sociale in classe tramite una serie di attività che incoraggiavano gli studenti a considerare le prospettive dei compagni. 

J-PAL è forse più conosciuto per il suo lavoro nei paesi a reddito medio o basso, ma il nostro network di ricercatori sta utilizzando sempre di più i nostri metodi di valutazione rigorosa per migliorare le politiche sociali in Europa e trovare nuove soluzioni a quesiti importanti relativi allo sviluppo, le disuguaglianze e la povertà. Quali interventi possono colmare il divario di apprendimento che ha colpito in maniera sproporzionata gli studenti provenienti da contesti svantaggiati durante le lunghe fasi di lockdown e didattica a distanza? Come si possono garantire pari opportunità nell’educazione? Che genere di consulenza del lavoro è efficace e allo stesso tempo conveniente nell’aiutare chi è disoccupato a trovare un impiego? Sul nostro nuovo portale Evidence in Europe, presentiamo gli insegnamenti che stanno emergendo dalla ricerca dei nostri affiliati pertinenti a queste ed altre domande. I temi trattati sono l’educazione, il lavoro, la finanza, la politica, l’emancipazione delle donne e l’inclusione sociale.

Migliorare l’accesso ad un’educazione di qualità, equa ed inclusiva

Gli studenti provenienti da contesti svantaggiati incontrano molteplici ostacoli nel conseguire un’educazione di qualità. Le aspirazioni future e la conoscenza da parte degli studenti dell’esistenza di opportunità educative sono due fattori spesso decisivi nell'influenzare il loro percorso accademico. A loro volta, questi possono dipendere da preconcetti o eventuali pregiudizi che gli insegnanti possono avere nei confronti degli studenti e anche dalle aspirazioni e dalle informazioni che i genitori hanno a disposizione.

Uno studio condotto in Italia da Alberto Alesina (Harvard University), Michela Carlana (Harvard University), Eliana La Ferrara (Bocconi) e Paolo Pinotti (Bocconi) ha selezionato un campione di insegnanti in maniera aleatoria e ha scoperto che la maggioranza degli insegnanti aveva qualche forma di pregiudizio inconscio nei confronti degli alunni figli di immigrati. Infatti, gli insegnanti non riportavano delle considerazioni negative sugli immigrati, indicando che probabilmente loro stessi fossero inconsapevoli dei propri pregiudizi. I ricercatori hanno inoltre osservato che gli studenti figli di immigrati ricevevano voti più bassi dagli insegnanti rispetto a quelli ottenuti anonimamente nei test INVALSI, probabilmente per via dei pregiudizi degli insegnanti. Questi pregiudizi rischiano di scoraggiare gli studenti dall'impegnarsi nello studio, avendo quindi un impatto negativo sui loro percorsi accademici e professionali. In base a questi risultati, i ricercatori hanno introdotto un intervento finalizzato a informare gli insegnanti riguardo ai propri pregiudizi. Il programma ha portato ad una riduzione della discriminazione nella valutazione degli studenti, portando gli insegnanti a a dare voti più alti a studenti figli di immigrati rispetto a prima. 

Sappiamo che coinvolgere i genitori è importante per migliorare l’andamento scolastico degli studenti, specialmente nel caso in cui i genitori non abbiano facile accesso ad informazioni circa l’educazione dei propri figli. In Francia, una serie di valutazioni di iniziative in cui i genitori ricevevano informazioni nella loro lingua materna e venivano incoraggiati ad essere partecipi dell’andamento scolastico dei propri figli ha riscontrato un miglioramento nel profitto degli studenti interessati. Una volta che i genitori sono diventati più coinvolti, il comportamento degli studenti è migliorato e i casi di abbandono degli studi sono diminuiti. I risultati di questa valutazione hanno portato il Ministero dell’Educazione francese ad implementare questo programma in tutte le scuole del Paese.

In un altro studio condotto in Italia, Michela Carlana, Eliana La Ferrara e Paolo Pinotti, hanno dimostrato l’efficacia di un programma di orientamento alla carriera nell’incoraggiare studenti figli di immigrati a scegliere la scuola superiore più adatta alle proprie abilità. Normalmente rispetto ai compagni, i figli di immigrati tendono ad iscriversi ad istituti professionali anche quando avrebbero le capacità di completare un percorso accademico più impegnativo, come quello di un liceo o di un istituto tecnico. Il programma di orientamento implementato dai ricercatori affiliati a J-PAL ha portato ad un miglioramento nell'andamento scolastico degli studenti figli di immigrati e ha aumentato le probabilità di iscrizione ad un liceo o istituto tecnico. In Francia dei ricercatori hanno misurato l’impatto di una serie di sessioni di tutoring svolte da studenti della prestigiosa École Normale Supérieure per studenti delle scuole superiori in alcune zone disagiate. Lo studio ha evidenziato risultati positivi per gli studenti più bravi, il cui andamento scolastico è migliorato ulteriormente. In entrambi gli studi, gli studenti hanno ricalibrato le proprie aspirazioni, mettendole in pari con le proprie capacità, e hanno scelto i percorsi di studi ad esse più adatti. 

Imparare ad imparare

È stato dimostrato che le competenze non cognitive, come la pazienza, la perseveranza e l'autocontrollo, sono un fattore importante per lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti. Incoraggiare queste competenze già nei bambini può aiutarli ad avere un’impostazione propedeutica all’apprendimento e può contribuire a colmare le disuguaglianze nelle opportunità educative future.  

In Turchia, dei ricercatori hanno collaborato con il Ministero dell’Educazione per valutare una serie di politiche innovative per promuovere lo sviluppo di competenze non cognitive al fine di migliorare l’apprendimento degli studenti. Ad esempio, un curriculum per scuole elementari ideato per favorire lo sviluppo della determinazione, tramite cartoni animati, attività interattive ed approfondimenti in classe ha portato gli studenti ad impegnarsi di più nell’apprendimento e dimostrare un maggiore spirito competitivo, specialmente nel caso delle bambine. La valutazione di un altro programma curriculare in Turchia finalizzato all’insegnamento della pazienza ha rivelato un impatto positivo sulla capacità degli studenti nell’essere pazienti al momento di prendere decisioni, portandoli a ricevere dei voti in condotta più alti.

Studenti che mostrano di avere una mentalità “fissa”, e quindi di ritenere l’intelligenza e il talento siano caratteristiche innate e immutabili, tendono ad evitare prove accademiche più difficili e a mancare di capacità di ripresa. In Francia e Norvegia, dei ricercatori hanno testato interventi finalizzati ad incoraggiare una mentalità orientata alla crescita tra studenti di scuole medie e superiori e identificato degli impatti positivi sul rendimento scolastico.

Ottenere un lavoro di qualità 

Il mercato del lavoro è un ambito importante per promuovere l’inclusione sociale, attraverso il quale si possono migliorare le carriere dei singoli individui e il benessere delle loro famiglie.

Una delle priorità delle agenzie di collocamento statali è collegare chi cerca lavoro con impieghi di qualità e a lungo termine. Molti paesi in Europa hanno messo in atto programmi di consulenza per la ricerca di lavoro, i quali possono talvolta avere un impatto in parte negativo sulle agenzie di collocamento e sulle persone in cerca di lavoro. Una serie di studi ha esaminato varie strategie su come fornire assistenza in maniera più efficace.

Per sostenere chi è disoccupato durante e dopo la pandemia sarà necessario fare di più al solo orientamento verso posti di lavoro esistenti. Un’area di ricerca innovativa sta esplorando delle misure per incoraggiare la capacità imprenditoriale, specialmente fra i giovani. La valutazione di un corso di formazione imprenditoriale nelle periferie di Parigi ha osservato che nonostante i partecipanti non fossero più propensi ad avviare un’impresa propria in seguito al corso, avevano maggiori probabilità di trovare un impiego nell’arco di due anni dal corso e in genere ricevevano un salario più alto, riportando dei livelli più alti di ottimismo e fiducia in se stessi. Questi risultati indicano che seppur fornire informazioni e corsi di formazione possa risultare insufficiente alla creazione di nuovi impieghi, affrontare altre barriere, quali l’insicurezza o la mancanza di intraprendenza, può dare un supporto significativo ai giovani in cerca di lavoro. 

Aumentare l’impatto delle rimesse dei migranti

Le rimesse dei migranti spesso contribuiscono significativamente all’educazione dei familiari rimasti nei paesi di origine. Uno studio condotto in Italia da affiliati a J-PAL ha valutato l’impatto di un programma che offriva ad alcuni immigrati filippini, selezionati in maniera aleatoria, la possibilità di dare delle etichette alle rimesse che volevano fossero utilizzate per l’educazione dai propri parenti nelle Filippine. Ad alcuni partecipanti era inoltre permesso di inviare le rimesse direttamente alle scuole, e di ricevere periodicamente le pagelle dei propri parenti. I ricercatori hanno osservato che dare agli immigrati maggior controllo su come le rimesse vengono utilizzate nei loro paesi di origine li induce ad aumentare la quantità di fondi inviati.

Applicando gli insegnamenti della ricerca 

I risultati delle valutazioni di politiche sociali hanno un valore maggiore quando vengono utilizzati per trarre insegnamenti che vanno ad ispirare e guidare l’ideazione di interventi pubblici futuri.

È chiaro che l’Europa dovrà affrontare delle sfide importanti nel rispondere alla pandemia. Avremo bisogno di misure innovative per porre rimedio al divario nell'apprendimento fra gli studenti e per aiutare chi vive in condizioni precarie a trovare un lavoro migliore nel nuovo mercato del lavoro.  

Anche se è improbabile che le soluzioni che emergeranno siano universalmente applicabili, come può essere un vaccino, investire in una valutazione più sistematica di queste soluzioni e riflettere attentamente su quali sono i fattori alla base del loro successo che possono renderle applicabili altrove può rafforzare la nostra capacità di avere un impatto su larga scala.

A J-PAL Europe, il nostro obiettivo è quello di basarci sulle 80 valutazioni randomizzate prodotte dai nostri ricercatori affiliati in Europa - e le più di mille in tutto il mondo, insieme a prove rigorose provenienti da tutto il continente europeo, per trarre lezioni che possano guidare la progettazione di nuove soluzioni o supportare l’espansione di programmi che hanno avuto un successo comprovato. Lavoriamo insieme a governi e organizzazioni non solo per lanciare nuove valutazioni, ma anche per mettere in pratica ciò che abbiamo già appreso. Ci auguriamo che le lezioni delineate nella nostra nuova risorsa Evidence in Europe siano uno strumento utile per progettare un'Europa più inclusiva per tutti.

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